- AFORISMI E CITAZIONI - 'giacché'

1. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l'uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. (T. da Kempis)
2. Che cosa è la felicità se non il possedimento di ogni sorta di bene, che rende l'uomo del tutto pago? Ma su questa terra si trova mai qualcuno che sia pienamente felice? No, certamente. L'uomo sarebbe stato tale, se si fosse mantenuto fedele al suo Dio. Ma giacché l'uomo è pieno di delitti, cioè pieno di peccati, non può mai essere pienamente felice. Quindi solo in cielo si trova la felicità: ivi non pericoli di perdere Dio, non patimenti, non morte, ma sempiterna vita con Gesù Cristo. (S. Pio da Pietrelcina)
3. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa. (T. da Kempis)
4. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. (T. da Kempis)
5. Dolce riposo sarà il tuo, se il cuore non avrà nulla da rimproverarti. Non rallegrarti se non quando avrai fatto del bene. I cattivi non godono mai di una vera letizia e non sentono mai la pace dell'anima, giacché "non c'è pace per gli empi", dice il Signore. (T. da Kempis)
6. Grande serenità di spirito possiede colui che non bada alle lodi né ai rimproveri della gente; giacché, se ha la coscienza pulita, si sentirà facilmente contento e tranquillo. (T. da Kempis)
7. Io desidero, e voi non l'ignorate, il morire e l'amare Iddio, o la morte o l'amore, giacché la vita senza questo amore è peggiore della morte. O figliuole mie, aiutatemi! Io muoio ed agonizzo in ogni istante. Tutto mi sembra un sogno e non so dove mi aggiro. Dio mio! Quando verrà l'ora in cui anch'io possa cantare: Questa è la mia requie, o Dio, in eterno? (S. Pio da Pietrelcina)
8. Io non altro desidero se non che o morire o amare Dio: o la morte o l'amore; giacché la vita senza quest'amore è peggiore della morte: per me sarebbe più insostenibile di quella che l'è presentemente. (S. Pio da Pietrelcina)
9. La vita di colui che si è dato a Dio deve essere rigogliosa di ogni virtù, cosicché, quale egli appare esteriormente alla gente, tale sia anche interiormente. Anzi, e a ragione, di dentro vi deve essere molto più di quanto appare di fuori; giacché noi siamo sotto gli occhi di Dio, e a lui dobbiamo sommo rispetto, ovunque ci troviamo; Dio, dinanzi al quale dobbiamo camminare puri come angeli. (T. da Kempis)
10. Non debbo poi mai far passare il primo mese dell'anno senza portare alla tua anima, o mia carissima figliuola, il saluto della mia ed assicurarti sempre più dell'affetto che il mio cuore nutre pel tuo, al quale non cesso mai di desiderare ogni sorta di benedizione e di felicità spirituale. Ma, mia buona figliuola, cotesto tuo povero [cuore] io te lo raccomando vivamente: abbi cura di renderlo di giorno in giorno grato sempre più al nostro dolcissimo Salvatore, e fare in modo che il presente anno sia più fertile di quello scorso in buone opere, giacché a misura che gli anni scorrono e che l'eternità si appressa, bisogna raddoppiare il coraggio ed innalzare il nostro spirito a Dio, servendolo con maggior diligenza in tutto ciò che la nostra vocazione e professione cristiana ci obbliga. (S. Pio da Pietrelcina)
11. Non ti dar troppo fastidio di guarire il tuo cuore, giacché la tua pena lo renderebbe più infermo. Non ti sforzare troppo a vincere le tue tentazioni, giacché questa violenza le fortificherebbe di più. Disprezzale, e non ti ci fissare. (S. Pio da Pietrelcina)
12. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. (T. da Kempis)
13. Per me è veramente necessario saper soffrire, giacché in questo mondo accadono tante avversità. Invero, comunque io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia vita non può essere esente dalla lotta e dal dolore. (T. da Kempis)
14. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. (T. da Kempis)
15. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio. E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. (T. da Kempis)
16. Rammentatevi, o figliuole, che io sono nemico dei desideri inutili, non meno di quello che lo sia dei desideri pericolosi e cattivi, poiché, sebbene ciò che si desidera sia buono, nulladimeno il desiderio è sempre difettoso in riguardo a noi, specie allorquando è misto a soverchia sollecitudine, giacché Dio non esige questo bene, ma un altro nel quale vuole che ci esercitiamo. (S. Pio da Pietrelcina)
17. Ripensa con grande, amaro dolore, ai tuoi peccati, e non credere mai di valere qualcosa, per opere buone che tu abbia compiuto. In realtà sei un peccatore, irretito da molte passioni e schiavo di esse. Da te non giungi a nulla: subitamente cadi e sei vinto; subitamente vieni sconvolto e dissolto. Non hai nulla di che ti possa vantare; hai molto, invece, di che ti debba umiliare, giacché sei più debole assi di quanto tu possa capire. (T. da Kempis)
18. Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. (T. da Kempis)
19. Se terrai conto massimamente dell'interiorità, non darai molto peso a parole che volano; giacché, nei momenti avversi, è prudenza, e non piccola, starsene in silenzio, volgendo l'animo a me, senza lasciarsi turbare dal giudizio della gente. La tua pace non riposi nella parola degli uomini. Che questi ti abbiano giudicato bene o male, non per ciò sei diverso. (T. da Kempis)
20. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. (T. da Kempis)
21. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare. (T. da Kempis)
22. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire. Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. (T. da Kempis)
23. Ti affanni, mia buona figliuola, a cercare il sommo Bene. Ma, in verità, è dentro di te e ti tiene distesa sulla nuda croce alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e amore per amare amaramente l'Amore. Quindi il timore di vederlo perduto e disgustato senza avvedertene è tanto vano, quanto egli è vicino e stretto a te. Vana è parimenti l'ansia dell'avvenire, giacché il presente stato è una crocifissione dell'amore. (S. Pio da Pietrelcina)
24. Una sola cosa è quella che distoglie molta gente dal progresso spirituale e dal fervoroso sforzo di correzione: lo sgomento di fronte agli ostacoli e l'asprezza di questa lotta. Invero avanzano nelle virtù coloro che si sforzano di superare virilmente ciò che è per essi più gravoso, e che più li contrasta; giacché proprio là dove più si vince se stessi, mortificandosi nello spirito, più si guadagna, e maggior grazia si ottiene. (T. da Kempis)
25. Vedete quanti dispregi e quanti sacrilegi si commettono dai figliuoli degli uomini verso l'umanità sacrosanta del suo Figliuolo nel sacramento dell'Amore? A noi tocca, giacché dalla bontà del Signore siamo stati prescelti nella sua Chiesa, al dir di san Pietro, a regale sacerdozio (1 Pt. 2, 9) a noi tocca, dico, difendere l'onore di questo mansuetissimo Agnello, sempre sollecito quando si tratta di patrocinare la causa delle anime, sempre muto allorché trattasi della propria causa. (S. Pio da Pietrelcina)
26. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. (T. da Kempis)
27. La noia è la più sterile delle passioni umane. Com'ella è figlia della nullità, così è madre del nulla: giacché non solo è sterile per se, ma rende tale tutto ciò a cui si mesce o avvicina. (Giacomo Leopardi)




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