- AFORISMI E CITAZIONI - 'beni'
1. A un uomo gretto non conviene la ricchezza, a che servono gli averi a un uomo avaro? Chi accumula a forza di privazioni accumula per altri, con i suoi beni faran festa gli estranei. (Siracide)
2. Al posto dell'iniziativa creativa nasce la passività, la dipendenza e la sottomissione all'apparato burocratico che, come unico organo "disponente" e "decisionale"--se non addirittura "possessore"--della totalità dei beni e mezzi di produzione, mette tutti in una posizione di dipendenza quasi assoluta, che è simile alla tradizionale dipendenza dell'operaio-proletario dal capitalismo. (Giovanni Paolo II)
3. All'abbondanza di beni e di servizi disponibili in alcune parti del mondo, soprattutto nel Nord sviluppato, corrisponde nel Sud un inammissibile ritardo, ed è proprio in questa fascia geo-politica che vive la maggior parte del genere umano. (Giovanni Paolo II)
4. Bisogna porsi delle mete per avere il coraggio di raggiungerle. (Benito Mussolini)
5. Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno di professarla. (Benito Mussolini)
6. Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio. (Siracide)
7. Chi vuol governare deve imparare a dire di no. (Benito Mussolini)
8. Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito, e potendo compiere il male, non lo ha fatto? Si consolideranno i suoi beni e l'assemblea celebrerà le sue beneficenze. (Siracide)
9. Ci sono quelli -- i pochi che possiedono molto -- che non riescono veramente ad "essere", perché, per un capovolgimento della gerarchia dei valori, ne sono impediti dal culto dell'"avere"; e ci sono quelli -- i molti che possiedono poco o nulla --, i quali non riescono a realizzare la loro vocazione umana fondamentale, essendo privi dei beni indispensabili. (Giovanni Paolo II)
10. Dei piaceri e dei beni che possediamo non ce n'è alcuno esente da qualche mescolanza di male e di danno. (M. de Montaigne)
11. Di fronte ai casi di bisogno, non si possono preferire gli ornamenti superflui delle chiese e la suppellettile preziosa del culto divino; al contrario, potrebbe essere obbligatorio alienare questi beni per dar pane, bevanda, vestito e casa a chi ne è privo. (Giovanni Paolo II)
12. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. (T. da Kempis)
13. Dovrebbe essere altamente istruttiva una sconcertante constatazione del più recente periodo: accanto alle miserie del sottosviluppo, che non possono essere tollerate, ci troviamo di fronte a una sorta di supersviluppo, egualmente inammissibile, perché, come il primo, è contrario al bene e alla felicità autentica. Tale supersviluppo, infatti, consistente nell'eccessiva disponibilità di ogni tipo di beni materiali in favore di alcune fasce sociali, rende facilmente gli uomini schiavi del "possesso" e del godimento immediato, senza altro orizzonte che la moltiplicazione o la continua sostituzione delle cose, che già si posseggono, con altre ancora più perfette. E' la cosiddetta civiltà dei "consumi", o consumismo, che comporta tanti "scarti" e "rifiuti". (Giovanni Paolo II)
14. E' ben noto il quadro della civiltà consumistica, che consiste in un certo eccesso dei beni necessari all'uomo, alle società intere, e qui si tratta proprio delle società ricche e molto sviluppate, mentre le rimanenti società, almeno larghi strati di esse, soffrono la fame, e molte persone muoiono ogni giorno di denutrizione e di inedia. Di pari passo va per gli uni un certo abuso della libertà, che è legato proprio ad un atteggiamento consumistico non controllato dall'etica, ed esso limita contemporaneamente la libertà degli altri, cioè di coloro che soffrono rilevanti deficienze e vengono spinti verso condizioni di ulteriore miseria ed indigenza. (Giovanni Paolo II)
15. E' inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire. (Seneca)
16. Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza. (Charles Baudelaire)
17. I beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente, e si apprezzano quando sono perduti o si corre pericolo di perderli (Giacomo Leopardi)
18. I giovani d'oggi soprattutto sanno che il progresso della scienza e della tecnica può procurare non solo nuovi beni materiali, ma anche una più vasta partecipazione alla reciproca conoscenza. Ad esempio, lo sviluppo dell'informatica moltiplicherà le capacità creatrici dell'uomo e gli permetterà di accedere alle ricchezze intellettuali e culturali degli altri popoli. Le nuove tecniche di comunicazione favoriranno una maggiore partecipazione agli avvenimenti e un crescente scambio di idee. Le acquisizioni della scienza biologica, psicologica o sociale aiuteranno l'uomo a penetrare meglio nelle ricchezze del proprio essere. (Giovanni Paolo II)
19. I mali che non hai, considerali altrettanti beni, e sarai lieto (Niccolò Tommaseo)
20. Il guardare con occhio tranquillo i beni trae con sé che si guardino con occhio tranquillo i mali. (M. de Montaigne)
21. Il male non consiste nell'"avere" in quanto tale, ma nel possedere in modo irrispettoso della qualità e dell'ordinata gerarchia dei beni che si hanno. Qualità e gerarchia che scaturiscono dalla subordinazione dei beni e dalla loro disponibilità all'"essere" dell'uomo ed alla sua vera vocazione. (Giovanni Paolo II)
22. Il pericolo dell'abuso consumistico e l'apparizione delle necessità artificiali non debbono affatto impedire la stima e l'utilizzazione dei nuovi beni e risorse posti a nostra disposizione; in ciò dobbiamo, anzi, vedere un dono di Dio e una risposta alla vocazione dell'uomo, che si realizza pienamente in Cristo. Ma per conseguire il vero sviluppo e necessario non perder mai di vista detto parametro, che è nella natura specifica dell'uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza. (Giovanni Paolo II)
23. Il tuo zelo non sia amaro, non sia puntiglioso; ma sia libero da ogni difetto; sia dolce, benigno, grazioso, pacifico e sollevante. Ah, chi non vede, mia buona figliuola, il caro piccolo Bambino di Betlemme, all'avvento del quale ci andiamo preparando, chi non vede, dico, essere il suo amore per le anime incomparabile? Egli viene per morire al fine di salvare, ed è sì umile, sì dolce e sì amabile. (S. Pio da Pietrelcina)
24. Il vero sviluppo non può consistere nella semplice accumulazione di ricchezza e nella maggiore disponibilità dei beni e servizi, se ciò si ottiene a prezzo del sottosviluppo delle moltitudini, e senza la dovuta considerazione per le dimensioni sociali, culturali e spirituali dell'essere umano. (Giovanni Paolo II)
25. La negazione o la limitazione dei diritti umani--quali, ad esempio, il diritto alla libertà religiosa, il diritto di partecipare alla costruzione della società, la libertà di associarsi, o di costituire sindacati, o di prendere iniziative in materia economica-- non impoveriscono forse la persona umana altrettanto, se non maggiormente della privazione dei beni materiali? (Giovanni Paolo II)
26. La povertà di beni può essere curata facilmente; quella di spirito, è incurabile. (M. de Montaigne)
27. La vera beneficenza, oggi, non consiste nel far l'elemosina. Consiste nell'ispirare all'uomo delle classi inferiori il rispetto di sé stesso, il sentimento della dignità umana; consiste nell'ispirargli, e più che con le parole con l'esempio, l'amor del lavoro, il culto del vero, il gusto del bello, l'abito del risparmio che mena all'indipendenza, il più prezioso di tutti i beni. (M. Lessona)
28. La vera elevazione dell'uomo, conforme alla vocazione naturale e storica di ciascuno non si raggiunge sfruttando solamente l'abbondanza dei beni e dei servizi, o disponendo di perfette infrastrutture. Quando gli individui e le comunità non vedono rispettate rigorosamente le esigenze morali, culturali e spirituali, fondate sulla dignità della persona e sull'identità propria di ciascuna comunità, a cominciare dalla famiglia e dalle società religiose, tutto il resto--disponibilità di beni, abbondanza di risorse tecniche applicate alla vita quotidiana, un certo livello di benessere materiale-- risulterà insoddisfacente e, alla lunga, disprezzabile. (Giovanni Paolo II)
29. L'avere oggetti e beni non perfeziona di per sé il soggetto umano, se non contribuisce alla maturazione e all'arricchimento del suo "essere", cioè alla realizzazione della vocazione umana in quanto tale. (Giovanni Paolo II)
30. Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro, sale, farina di frumento, latte, miele, succo di uva, olio e vestito. Tutte queste cose per i pii sono beni, ma per i peccatori diventano mali. (Siracide)
31. Le moltitudini umane prive dei beni e dei servizi, offerti dallo sviluppo, sono assai più numerose di quelle che ne dispongono. Siamo, dunque, di fronte a un grave problema di diseguale distribuzione dei mezzi di sussistenza, destinati in origine a tutti gli uomini, e così pure dei benefici da essi derivanti. (Giovanni Paolo II)
32. L'infelicità di ciascun uomo è assolutamente eguale a quella di ciascun altro, in qualunque condizione o situazione si trovi questo o quello. E perciò, esattamente parlando, tanto gode e tanto pena il povero, il vecchio, il debole, il brutto, l'ignorante, quanto il ricco, il giovane, il forte, il bello, il dotto: perché ciascuno nel suo stato si fabbrica i suoi beni e i suoi mali (G. Leopardi).
33. Molte volte ci crediamo poco felici, perché non abbiamo tutti quei beni che desideriamo; e non riflettiamo ai molti mali di cui siamo esenti, dei quali se uno ci sopravvenisse, stimeremmo felicità somma essere liberati. (R. Lambruschini).
34. Non c'è deserto peggiore che una vita senza amici: l'amicizia moltiplica i beni e ripartisce i mali. (Gracian)
35. Non può vivere una vita serena chi si preoccupa troppo di prolungarla e annovera tra i grandi beni i molti anni vissuti. (Seneca)
36. Non temere, figluol mio; noi conduciamo una vita da poveri, ma avremo grandi beni, se temeremo il Signore, se staremo lontano da ogni peccato, ed opereremo il bene. (Tobia)
37. Non vedo perché io debba fare un'offerta per una casa per alcolizzati. La gente può benissimo bere a casa propria. (Otto Waalkes)
38. Pecca di semplicismo chi considera felici gli uomini ricchi e potenti. Sono piuttosto infelicissimi e sciagurati, perché posseggono i beni del mondo e li adoperano per il vizio e l'iniquità. (Teodoreto)
39. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. (T. da Kempis)
40. Proponiti una meta da non oltrepassare neppure volendo; allontana finalmente i beni pieni di insidie; sembrano migliori quando si spera di ottenerli che una volta ottenuti. (Seneca)
41. Quali sono i primi, i maggiori dei beni? Essere uomo onesto e uomo libero. Pel primo conviene ubbidire alla legge morale, pel secondo ubbidire alla legge politica e civile. (M. D'Azeglio).
42. Quelli che vivono nel male trasformano in strumenti di malizia anche i cosiddetti beni. Quelli che amano la virtù trasformano i supposti mali in mezzi di autentica sapienza. (Teodoreto)
43. Se avrò dato tutti i miei beni per distribuire cibo ai poveri, e se pure avrò gettato il mio corpo alle fiamme e non avrò avuto la carità, niente a me può giovare. (S. Paolo)
44. Se pure è padrone del mondo intero, è un infelice l'uomo che non giudica ingentissimi i propri beni. (Epicuro)
45. Se vuoi rendere ricca una persona, non devi aumentargli i beni, ma diminuirne i desideri. (Seneca)
46. Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se avesse tutti gli altri beni (Aristotele)
47. Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo durato sotto il sole, perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura. (Ecclesiaste)
48. Troppo fortunati sarebbero i contadini, se conoscessero i loro beni! (Virgilio)
49. Una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo consiste proprio in questo: che sono relativamente pochi quelli che possiedono molto, e molti quelli che non possiedono quasi nulla. E' l'ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi destinati originariamente a tutti . (Giovanni Paolo II)
50. Uno è solo, senza eredi, non ha un figlio, non un fratello. Eppure non smette mai di faticare, né il suo occhio è sazio di ricchezza: "Per chi mi affatico e mi privo dei beni?". Anche questo è vanità e un cattivo affannarsi. (Ecclesiaste)
51. La morte non è male: perché libera l'uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desiderii. La vecchiezza è male sommo: perché priva l'uomo di tutti i piaceri, lasciandogliene gli appetiti; e porta seco tutti i dolori. Nondimeno gli uomini temono la morte, e desiderano la vecchiezza. (Giacomo Leopardi)